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La relazione in internet

L’aspetto più importante quando si parla di Internet e di comunicazione virtuale è quello che gli autori definiscono “de-individuazione” [13, 14], riferendosi con tale termine al fatto che nella Rete esiste l’anonimato o comunque la non visibilità; questo fa si che l’utente si senta protetto o celato dallo schermo del suo PC, e non viene più, in tal modo, influenzato delle norme sociali e delle restrizioni di una relazione faccia a faccia [1] .
Sproull e Kiesler [12] affermano che i nuovi media producano una sensazione di vuoto sociale in cui l’identità personale dei soggetti coinvolti tende a sfumare fino a scomparire. Quali conseguenze comunicative produce questa evanescenza dell’identità sociale? La prima è che i soggetti sono più aperti e liberi di esprimersi, perché non influenzati dalle regole sociali e quindi apparentemente al sicuro dal controllo e dalle critiche; questo li spinge a violare le norme sociali, fino a esprimere comportamenti negativi come il Flaming ovvero l’uso di insulti e termini aggressivi per provocare l’altro e determinare vere e proprie risse verbali [8, 14]. Più recentemente, si utilizza anche il termine trolling, per indicare quel comportamento che spinge deliberatamente verso l’offesa e l’istigazione al conflitto, cosa piuttosto frequente all’interno di molti siti internet. Un aspetto importante emerge dagli studi della Turkle[14] che si sono incentrati sui giochi di ruolo, precursori delle moderne chat. Grazie all’anonimato i giocatori potevano esprimere parti inesplorate della propria soggettività. Questo processo però, se esasperato, poteva generare un blocco evolutivo e un blocco al mondo virtuale all’interno del quale vi sono dinamiche più semplice della vita reale e se si fallisce si può sempre ricominciare da capo magari con un altro alter ego.

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La relazione faccia a faccia e la relazione virtuale

Secondo Tosoni [13], la comunicazione virtuale si differenzia da quella faccia a faccia, perché quest’ultima è caratterizzata da una risposta immediata data dalla reazione che l’altro dimostra della nostra comunicazione e possiede tutta una serie di indizi fisici per comprenderla meglio come la mimica, la sovra citata prossemica, gli aspetti musicali della voce come il tono e le caratteristiche fisiche dell’altro. Per queste mancanze la comunicazione virtuale viene considerata inadeguata per i rapporti relazionali, tant’è che [13]  viene considerata “una comunicazione non coinvolgente, impersonale e inadatta a veicolare comunicazioni di tipo relazionale”
Le caratteristiche del virtuale impediscono infatti ai soggetti di includere negli scambi comunicativi tutte quelle informazioni che accompagnano lo scambio linguistico, generando così “una comunicazione non coinvolgente, impersonale e inadatta a veicolare comunicazioni di tipo relazionale” [13] o peraltro meno efficiente [7].
Un altro rischio celato dalla comunicazione virtuale è di incorrere in un analfabetismo emotivo [5] ovvero la mancanza di consapevolezza delle proprie emozioni e dei comportamenti ad esse associate, l’incapacità a riconoscere il motivo per cui si prova una precisa emozione e l’incapacità a riconoscere e comprendere le emozioni altrui. Questo avviene perché il linguaggio digitale scritto è privo degli indizi fisici che esprimono le emozioni. Il corrispettivo digitale, ma non per questo analogo al faccia a faccia, dell’espressione emotiva possono essere considerati gli smiley o faccine.
A questo punto si potrebbe pensare che la webcam e le video chiamate siano la soluzione ai limiti della comunicazione digitale ma questi canali non sono quelli privilegiati su internet [2] e la video chiamata risulta utilizzata principalmente con i contatti più intimi [4]. In molti privilegiano la comunicazione digitale scritta proprio per evitare l’esposizione diretta!

Relazionarsi su internet. Si o no?

Su Internet è difficile comunicare con la complessità e la completezza del faccia a faccia. Le relazioni si vengono a creare sulla base di strumenti comunicativi inefficaci e lo scambio avviene nel vuoto sociale perciò le identità perdono di definizione [2]. La comunicazione mediata dal computer dà anche dei vantaggi e la diffusione globale di questa sta cambiando il nostro modo di comunicare. È importante tenere in conto i limiti di questa comunicazione e considerare che farà sempre parte delle nostro modo di comunicare, perciò il mio pensiero è di non svalutarne l’utilizzo bensì di moderarlo, di privilegiare sempre la completezza della comunicazione faccia a faccia, soprattutto per i giovani e gli adolescenti, che si trovano ad essere al giorno d’oggi una generazione che ha grande dimestichezza con il virtuale e che ne fa largo utilizzo. In questa età di maturazione cognitiva, emotiva e relazionale potrebbe essere deleterio però fare esperienza di relazione principalmente su internet dove non si può far pratica della complessità comunicativa del faccia a faccia e dove non si possono acquisire le competenze comunicative utili per essere capaci di relazionarsi adeguatamente nel reale.

Bibliografia

1. Bedini, E. (2012) Le identità virtuali. Quello che la sistemica dice e quello che non dice. Articolo presentato al Congresso Nazionale del Centro Milanese di Terapia della Famiglia, Montegrotto terme (PD), 26-27-28 ottobre 2012. L’articolo è reperibile nell’Yearbook 2012 del Centro Eidos di Terapia della Famiglia.
2. Eugenio Bedini, Erika Curto, Justyna Skarzynska-Sernaglia,Ci vediamo in chat:Come costruiamo le nostre relazioni all’interno di Internet, Gruppo di ricerca “Relazioni e sistemi virtuali”, Convegno nazionale del Centro Milanese di Terapia della Famiglia, Mondello(PA), 18-19-20 ottobre 2013
3. Boyd, D. M, Ellison, N. B. (2007). Social network sites: Definition, history, and scholarship. Journal of Computer-Mediated Communication, 13(1), article 11.
4. Giaccardi, C. (a cura di) (2010) Abitanti della rete. Giovani, relazioni e affetti nell’epoca digitale. Milano, Vita & Pensiero.
5. Goleman, D. (1995) Intelligenza emotiva. Milano, Rizzoli.
7. Paccagnella, L. (2000) La comunicazione al computer. Bologna, Il Mulino.
8. Riva, G. (2010) I social network. Bologna, Il Mulino.
11. Sproull, L., Kiesler, S. (1991) Connections: New ways of working in the networked organizations. Cambridge, MA, The MIT Press.
12. Tosoni, S. (2004) Identità virtuali. Comunicazione mediata da computer e processi di costruzione dell’identità personale. Milano, FrancoAngeli. 16
13. Turkle, S. (1996) Life in the screen. Identity in the Age of the Internet. New York,
14. Watzlawick, P., Jackson, D.D., Beavin, J. (1967) Pragmatics of Human Communication. New York, Norton (trad. it. Pragmatica della comunicazione umana. Roma, Astrolabio, 1971).